venerdì 4 giugno 2010

Come ottenere un'adeguata documentazione fotografica di opere d'arte

Un restauratore che vuole procurarsi un'adeguata campagna fotografica in merito alle opere d'arte che sta trattando può incaricare del lavoro un fotografo specializzato, oppure può realizzarla egli stesso. Tuttavia un'opzione non esclude l'altra, perchè in molti casi i restauratori si servono di un tecnico per un determinato numero di riprese che immortalano i passaggi cruciali dell'intervento, mentre si occupano loro stessi della riproduzione dei passaggi intermedi, o di ciò che ritengono di loro interesse.
In entrambi i casi è bene che un restauratore sia a conoscenza di alcune nozioni fondamentali per ottenere fotografie idonee allo scopo: sia per sapere cosa pretendere dal fotografo, sia per essere adeguatamente preparato nell'esecuzione. 
Vi offro qui di seguito un piccolo sunto delle nozioni che ho appreso frequentando un corso di fotografia specifico all'università e dall'esperienza sul campo.

PREMESSA
Per ottenere una fotografia che riproduca un opera d’arte non si deve assolutamente eseguire una "fotografia artistica", ma bisogna essere oggettivi.
Serve una documentazione e non un’interpretazione : quindi è indispensabile riprodurre l’immagine nel miglior modo possibile esclusivamente dal punto di vista tecnico.
La fotografia, in questo caso serve per studio e deve essere perfettamente capibile da chiunque la guardi. A questo proposito esiste un regolamento redatto dal Ministero dei Beni Culturali (per tutte le informazioni utili, per conoscere la  normativa e per scaricarla in formato PDF visitare il sito dell’ICCD).
Inoltre, se si tratta di una documentazione per un intervento di restauro, è importante riprodurre la situazione così come la troviamo in principio, durante la lavorazione e ad operazione ultimata, stando ben attenti a scattare le foto tutte dalla medesima posizione.

NORME GENERALI PER L'ESECUZIONE
Per eseguire una fotografia idonea allo scopo è necessario seguire un iter preciso.
   1. E' necessario possedere una attrezzatura adeguata
• serve una pellicola a grana fine, poco sensibile; 
• è fondamentale il cavalletto, perché la macchina dovrà rimanere perfettamente immobile durante l’esposizione prolungata; 
• solitamente si fanno foto in bianco/nero, perché sono più stabili nel tempo, ma con la nuova tecnica digitale si fanno anche a colori dato che essendo su computer non si possono alterare e sono sempre riproducibili; 
N.B. con il bianco/nero posso avere un buon risultato anche con una macchina semiprofessionale, mentre per il colore ed il digitale devo avere un apparecchio e un software altamente professionali. In entrambi i casi è bene scegliere la macchina fotografica il più manuale possibile, perché le automatiche in caso di poca luce fanno scattare il flash.
   2. Fondamentale fare immagini inserite in un contesto
• per prima va fatta una fotografia ambientale della situazione così come la troviamo, per avere l’idea delle condizioni in cui si trova; 
• poi se ne deve fare una uguale alla prima, ma sgombra da tutti gli oggetti superflui; 
• dopodichè si passa alla sola opera con tutte le riprese ed i particolari del caso, da ripetere nelle varie fasi ed al termine del restauro;
   3. La luce è l’elemento più importante, perché è quello che determina la fedeltà dell’immagine all’originale o meno:
• la migliore è la luce naturale di una giornata senza sole, così che le ombre risultino ‘morbide’ (poco contrastate) e si possono evitare grossi problemi di controluce;
• è possibile usare anche delle luci artificiali, ma devono essere tarate in modo da non essere colorate (blu, o rosso ,o giallo), altrimenti andrebbero a sfasare tutta la cromia dell’opera;
• il flash non va mai bene perché non permette un’illuminazione omogenea, ma resta centrale.
   4. La ripresa deve essere ottimale onde evitare deformazioni dell’immagine: 
• bisogna stare perfettamente centrali e perpendicolari alla superficie che ci interessa (se la superficie dovesse essere più grande dell’inquadratura va segmentata in più parti seguendo lo stesso criterio); 
• a volte è possibile fare uso di obiettivi particolari (grandangolo) se le condizioni sono difficili, ma in modo ponderato e limitato; 
• si deve sfruttare al massimo il formato della foto, userò il 90% del mirino, cosa che mi evita anche di fare foto tagliate; 
• all’interno della ripresa andrebbe sempre inserita una tabella universale con una scala di grigi, se la foto è in B/N, oppure con i colori, se la foto è a colori, distribuita dalla Kodak.
   5. La stampa sarà meno problematica (contrasti da correggere) tanto quanto la qualità della foto sarà buona:
• il formato dovrà sempre essere inscritto in un foglio A4, mai più grande; 
• lo stampatore dovrà preoccuparsi di stampare perfettamente i grigi o i colori della tabella inserita nell’immagine e di conseguenza la foto risulterà fedele all’originale.

Nozioni importanti in merito all'argomento si possono trovare anche nei primi capitoli del libro "Il progetto di restauro - Protocolli operativi", a cura di Stefania Franceschi, Leonardo Germani, Mirko Pasquini, Elisabetta Ulivi; Alinea Editrice.

GRAZIE PER LA VISITA
Veronica S.

martedì 30 marzo 2010

Destinazione Conservazione

Tutte le opere d'arte invecchiano e mutano il proprio aspetto nel corso del tempo.
Questo processo ne coinvolge l'intera struttura - supporto, strato pittorico, vernice - che spesso viene messa a repentaglio e in parte danneggiata dall'esposizione, dal trasporto, dagli influssi ambientali e dai restauri precedenti. Di conseguenza richiede un intervento di restauro.
Per conoscere il tipo e l'entità dei danni e poter giudicare le possibilità di conservazione e restauro sono necessarie informazioni dettagliate, perché il fondamento di ogni progetto di intervento su di un'opera è la conoscenza della complessa struttura dell'opera stessa.
Un'opera d'arte, si sa, è per tradizione unica, diversamente da un testo letterario o poetico; le sue riproduzioni sono qualcosa di diverso, fonti d'informazione che non si possono confondere con l'originale. Inoltre, essendo affidata alla caducità del mondo sublime, ha una durata limitata.
Il restauro può portare a risultati estremamente diversi secondo il programma che si propone di seguire: se di conservazione dei materiali originali o di recupero estetico. D'altronde non si dà mai il caso di un restauro che sia esclusivamente di conservazione: se un restauro è veramente tale e non un'operazione di semplice manutenzione (una spolveratura, la disinfestazione di un oggetto di legno dai tarli, e simili...) comporta sempre un carattere di selettività e di recupero estetico. Comunque si devono sempre dare delle garanzie nella scelta dei materiali e nelle operazioni che si eseguono, come la reversibilità di ciò che si fa e di ciò che si applica. Sono criteri che servono solo di orientamento, ma ai quali è necessario non rinunciare.
Un buon restauro dovrà salvaguardare la possibilità di restare documento dell'oggetto, non di diventare esso stesso una stereotipata fonte di informazione. In un'opera si dovrebbero perciò conservare attentamente tutti gli aspetti legati alla sua storia materiale, ciò che ne testimonia
l'integritào meno delle dimensioni (la presenza di barbe di gesso lungo il bordo di una tavola, quella non dipinta di una tela, ecc.), i suoi passaggi attraverso il collezionismo (sigilli, cartellini, numeri di inventario, ecc.) e la traccia di vecchi interventi di restauro, di adattamento o di manutenzione. Ma soprattutto lo strato ed il carattere della sua arte: "Di fatto, tutto il lavoro del restauratore è una continua sequenza di interpretazioni, che ne guida decisioni e modo di procedere." Jedrzejewska
Tra il '40 ed il '50 è nata una specie di retorica che contrappone l'istanza storica ed una istanza estetica che tenderebbe al recuperodei valori che rendono ancora vivo, esteticamente, l'oggetto. In questa falsa dialettica si dimentica il rapporto fra materiali che costituiscono l'oggetto e la necessità d'interpretare correttamente lo stato di conservazione e la funzione che veniva loro attribuita da chi li ha messi in opera.
Tutti gli odierni pericoli dell'equivoco vengono sottolineati nella giusta portata da Robertao Longhi nel 1951, con queste semplici ma acute parole: "...ma gli odierni restauratori scientifici' sono poi sicuri di aver fatto sempre opera di sola restituzione 'storica', e di non aver mai soggiaciuto agli stimoli del gusto 'moderno', cresciuto tra la pittura di oggi e quella di ieri?... Si può star certi che in molti di questi casi, i miseri primitivi saranno stati, non già 'puliti', ma a dir poco spuliti'..."
Il restauro è quindi, secondo il concetto di Cesare Brandi (fondatore dell'Istituto Centrale per il Restauro di Roma), il momento metodologico del riconoscimento dell'opera nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro, perché il restauro deve mirare al ristabilimento dell'unità potenziale dell'opera d'arte, purchè ciò sia possibile senza commettere un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera nel tempo.

GRAZIE PER LA VISITA
Veronica S.

PRESENTAZIONE

Questo Blog si rivolge a tutti coloro che s'interessano, non solo professionalmente, al mondo dell'Arte e del Restauro, mettendo nero su bianco notizie, riflessioni ed esperienze personali.
La  mia formazione verte più che altro sui settori dei Dipinti, delle Sculture Lignee Policrome e del Restauro Virtuale/Digitale, ma gli argomenti che s'intendono trattare qui offriranno una panoramica a 360° della professione, grazie anche alla collaborazione di amici/colleghi impegnati in altri settori.
Un accento particolare verrà posto sul Restauro delle opere d'arte contemporanee e sulla Questione del minimo intervento, a me molto cari, e saltuariamente proporrò pensieri in merito alla fruzione delle opere d'arte a livello museale, tema del mio libro.

GRAZIE PER LA VISITA
Veronica S.
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